IL SIGNIFICATO DELLA “PRIVAZIONE”

 

Alla fine della lettura, alla fine della discussione, alla fine della ricerca, a volte, chiudendo un bel libro viene da chiedersi:”e adesso?”.
In quale maniera noi ricercatori del sapere occulto ed esoterico possiamo renderci conto del lavoro svolto e dei risultati raggiunti, che sono, spesso, senza colore, sapore e suono.
Il lavoro più difficile dell’iniziato (e noi siamo iniziati) è proprio la chiusura del lavoro, il tirare le somme il comprendere a che punto si è arrivati per riprendere l’indomani dal segno.
Lo studio, gli esercizi e le fatiche alle quali ci sottoponiamo ogni giorno hanno il fine di “sgrossarci”, di rendere quella nostra “pietra grezza” un bella pietra lavorata utile alla costruzione.
Quante volte ci è capitato di finire la lettura di un bel testo e di renderci conto che ciò che veramente era utile era una pagina, quello che ci ha colpito era solo una frase. L’opera di sgrossatura è un’ opera di riduzione ai minimi termini, un riportare la molteplicità all’uno, le molte parole alla frase o parola essenziale.
Ovunque posiamo lo sguardo è così: l’enorme cattedrale gotica riporta sulla facciata simboli di storie e miti biblici, alchemici, cabalistici ecc. quasi un riassunto di preparazione per l’ingresso nel tempio nel quale i simboli sono più sottili, non più sculture palesi, ma forme geometriche, simboli d’altri tempi, quasi ad energizzare a continuare un opera iniziata da fuori con una istruzione. Infine, ecco l’altare separato da tutti e da tutto, tre gradini più su. In questo luogo, non figure, non forme, ma proporzioni, visto che l’altare di fuori del tempio non può essere come l’altare dentro il tempio. Sembrerebbe tutto finito, ma alle spalle di tutto, piccolo, quasi ignorato, l’ultimo grande simbolo, un piccolo tabernacolo in cui il corpo di Cristo viene conservato, il sancta sanctorum. Pensate che sia cambiato dal passato? Credete che i culti di un tempo si tenessero sopra una grande statua della divinità? Guardate i templi egizi e vi renderete conto dei luoghi in cui si tenevano i riti e dove la PICCOLA statua del dio riposava. La storia si ripete, luoghi grandi per le pietre grezze luoghi piccoli per la fine polvere sublimata.
E per l’uomo è forse così diverso? direi di no, il lavoro che su di noi facciamo giorno dopo giorno ci sgrossa, toglie sempre più materiale fino a consentirci di entrare dalla porta del tempio (alcune volte la porta è così piccola da non crederci). L’operazione continua fino a quando? Se si vuole entrare nel regno dei cieli… “fatevi piccoli”?!?! Certo è un indizio, ma quanto piccoli? Tanto da… “passare dalla cruna di un ago” magari.
L’invito è sempre quello togliere il superfluo, ciò che non serve effettivamente ci può solo appesantire.
Ma come, un iniziato o un cultore dell’arte, può procedere con questo arduo lavoro? Le indicazioni sono molteplici, spesso le religioni rendono semplice la grande opera dicendoci semplicemente “siate bravi”.
Ma credo che il problema sia di più vaste proporzioni, infatti sgrossarsi significa togliere qualcosa da noi e chissà perchè ci s’immagina sempre dei pezzi inutili e neri (che magari fanno pure un po’ schifo), grattati via mentre sotto brilla l’oro. Ma spesso non è così, i più grandi asceti e mistici parlano di privazioni (certamente) di cose inutili, ma di privazioni… pensate bene al termine privazione, capirete che comporta un “po’” di sofferenza. Privarci dei nostri vizi e abitudini risulta gravoso e per molti assurdo “in fin dei conti ci hanno dato questo corpo”, ma il punto è che per sgrossarci non dobbiamo soffrire perchè c’imponiamo la sofferenza e soffrire è bello, ma usare dei mezzi fisici (che ci sono stati dati) per migliorare. Il famoso talento lo possiamo spendere in birreria o farlo fruttare; nelle due scelte non sta il bene o il male, ma una semplice scelta: esco dalla prigione o rinforzo le sbarre della mia prigione.
Cercherò di farvi capire con un esempio: se vado da Torino a Milano è ovvio che utilizzerò un mezzo di locomozione ad esempio la macchina (il corpo fisico). Ora di per se la macchina non è buona o cattiva, ma piuttosto di un utilità strategica (il corpo ci è utile per vivere e compiere l’opera). Se l’obiettivo è andare a Milano non mi accartoccerò contro un palo e farò benzina quando servirà (rispetterò il corpo). Ma quando sarò arrivato a Milano cosa farò? Dovrò lasciare la macchina parcheggiata e salirò a casa del mio caro amico che mi ha invitato; ecco che invece scatta l’assurdo: l’autista pretende di salire in ascensore con l’auto, sfondare la porta di casa sgasando e magari sporgendosi dal finestrino salutare l’incredulo amico seduto in salotto. Questo è quanto pretende l’uomo nella vita: arrivare al “Nirvana” all’illuminazione senza privarsi della materialità che, torno ripetere, non è nè buona nè cattiva, ma semplicemente, arrivati ad un certo punto del cammino, inutile.
Il vero cardine di tutto è il bisogno, noi ci attacchiamo alla materia grezza, perchè non è brutta e nera, ma perchè è bella, lucente, piacevole e comoda, mentre la pietra sublimata è scomoda, impegnativa, dura e… fa fare tardi a cena. Non bisogna confondere l’amore (per una persona o per le bellezze del mondo) con l’attaccamento passionale. Amare, contrariamente a quel che si pensa oggi, non è possedere ed incatenare.
A questo punto ci si potrebbe immaginare l’illuminato seduto in pace con se stesso e sorridente, egli non ha bisogno di nulla, non si mischia alle faccende basse e mentre fuori scoppiano le guerre egli invita al raccoglimento, egli non desidera cose terrene e condanna il materialismo come fonte di errore… questa è una boiata pazzesca, sarebbe come andare da Torino a Milano seduti in posizione asana e con gli occhi chiusi mentre la macchina va da sola. L’esoterista, l’iniziato, deve sapere cosa può togliere e cosa deve tenere, la fisicità (lo ripeto) non è brutta o bella è necesaria, è una condizione di transito e come tale deve essere accettata, quindi non ci si crogiolerà, ma neppure la si disprezzerà.
A livello umano certamente l’essere un asceta premia molto se si vogliono riempire le sale per una conferenza e spacciarsi per un illuminato, un gran maestro, peccato che spesso il gran maestro batte cassa pesantemente e ti manda a casa senza troppe soluzioni per la vita; dall’altra parte attaccarsi alle cose terrene PUò rendere molto felici (o molto tristi) grazie alle sensazioni dateci dai sensi.
Credo però che ci sarà ben un motivo se lasciamo i metalli prima d’essere iniziati, ci sarà un significato dietro al testamento massonico; non saranno tutti inviti, indizi da parte di chi dell'”arte” ne ha fatto un motivo di vita, a lasciare progressivamente dietro di noi ciò che non serve, attenzione: non ciò che non ci piace, ma ciò che non serve più ad un cammino che abbiamo intrapreso.
Non mi dilungo oltre, questo che ho scritto è per riflessione, non per risolvere d’un colpo tutti i dubbi, non sono un illuminato, non ho risposte e credo… che non farò tardi a cena.