Maleducazione Spirituale
Ciò che maggiormente si evidenzia, negli ultimi anni, nella ricerca
spirituale sono i grossolani errori in cui cadono i presunti adepti, iniziati
o peggio ancora i gran maestri di chissà quale tempio o disciplina. Ciò
che qui vado ad esporre sono degli estratti di conferenze tenute da Claudio
Lanzi e poi raccolte in un libro “Maleducazione Spirituale” che tratta
proprio del problema dell’errore iniziatico o dello smarrimento nel percorso
di studio e di pratica delle discipline esoteriche. In fin dei conti è
di dominio pubblico (e io che gestisco un negozio esoterico ne so più
degli altri) che l’ambito magico esoterico si presta fin troppo a mistificazioni;
da quel poco che so non si dovrebbe dar fede a chi vanta esperienze pazzesche,
e per quanto desiderosi di esperienze mistiche bisognerebbe essere tanto assennati
per distinguere l’esperienza reale da quella falsa: “Le vere porte della
trascendenza si affacciano sul vuoto. Lì si alimenta la rosa mistica.
Al di qua, cavoli, broccoli e basta”.
Purtroppo potrò esporre solo alcuni capitoli, ma spero che sia indicativo
della caratura e della bontà del testo.
Credere Di Aver Capito Più Di Un Altro
Qui piombiamo nella dialettica diabolica (separativa) dell’io-te. Dal confronto
con il pensiero, o con il modo di esprimere il pensiero tramite il linguaggio
o, peggio ancora, dall’idea che ci siamo fatti del pensiero di qualcun altro,
decidiamo che il nostro quid di comprensione è più alto e che
la nostra penetrazione o intuizione dell’essenza dei problemi è più
elevata. Potremmo dire che la presunzione è uno dei tanti aspetti della
stupidità che, come sappiamo, è la più diffusa tra le malattie
perniciose. Questo tipo di morbo è particolarmente contagioso e non risparmia
neppure i più luminosi cenacoli esoterici dove accade che: “Io ho
capito il vero messaggio del maestro, quindi ne sono il legittimo erede, anche
se sono una carogna, mentre tu non l’hai capito per niente anche se sei un angioletto.”
Non parliamo poi di cosa succede quando, nel pieno dell’epidemia, si coniugano
i verbi: iniziare, potere, capire. Facciamo un esempio? Allora: “Io ho
capito, ma non sono iniziato mentre tu puoi, ma non capisci un accidente, pur
essendo iniziato. Lui, invece che è iniziato e capisce, non può,
perchè; tu, che puoi, ma non capisci sei più iniziato di lui; così
io che capisco, ma non sono iniziato, non riesco a parlare nè; con lui
nè; con te.” Chiaro? Alla fine tutto si riduce alla pessima abitudine
di giudicare in chiave io=giusto tu=sbagliato e può essere che questo
e quello non siano poi tanto diversi. Ma la prepotenza della mente identificata
con l’ego, è difficilmente controllabile.
Raccontare A Tutti Le Proprie Esperienze
Ci cascano proprio tutti. Soprattutto all’inizio. Anzi ci sono alcune scuole
che invogliano gli adepti a raccontare tutto quello che hanno visto o sentito
durante le pratiche di meditazione, di preghiera o di sogno. Accade spesso che
venga, in questi casi, innescata una inesauribile gara fra coloro che le sparano
più grosse. Infatti, poichè; tutti attendono con ansia il momento
in cui verrà richiesto di raccontare, generalmente in pubblico, i propri
stati psichici, tutti si spremeranno come limoni per vedere o sentire più
cose possibili, in un orgia di proiezioni immaginative di tutti i tipi. Ammettiamo
pure che il racconto delle visioni possa avere, in determinati casi, un risultato
catartico e possa anche aiutare a scremare (con un termine rubato agli alchimisti)
la ganga mentale. Più spesso, invece, si ha un riscontro egoico dirompente
e si finisce per considerare la “visione” come il mezzo, il fine,
l’esperienza saliente di tutto il processo ascetico e non un semplice stato,
al quale non è necessario attribuire più importanza che ad un
altro. “Ma tu l’hai vista la perla blu?” e il disgraziato che non
l’ha vista ce la metterà proprio tutta per riuscire a vederla, magari
non proprio blu, magari azzurro chiaro o turchino. Alla fine riuscirà
a vedere e sarà tutto contento. La confusione aumenta quando inizia lo
scambio di confidenze visionarie, con maestri che appaiono e scompaiono, voci,
colori. Ne esce fuori un minestrone psichico in cui ognuno è più
o meno influenzato dagli altri. Così da minestrone diventa magma e da
magma…. Per uno che vede veramente, un milione immagina di vedere. Quindi
vediamo di meno e facciamo di più. Se poi qualcuno ha avuto, realmente,
delle esperienze, le racconterà soltanto a chi ne sa di più di
lui perchè; lo aiuti a discriminare, a purificare, a comprendere. Per
il resto: silenzio.
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