LA TRASMUTAZIONE DELL’UOMO E DEI METALLI

Ho voluto inserire anche questo testo scritto da un mio amico e compagno di studi. La terminologia potrà sembrare ostica ai più, ma sicuramente le riflessioni risulteranno suggestive. Buona lettura.

Per entrare nell’argomento occorre obbligatoriamente esporre alcuni concetti alchemici. Ho cercato di trovare i piu’ semplici possibili e di semplificarli ancora per non affrontare argomenti piuttosto complessi e per non complicare troppo la vita prima di tutto a me e poi a coloro che dovranno ascoltare le mie parole. L’alchimia e’ una forma di conoscenza tesa alla trasformazione psicologica e spirituale dell’individuo attraverso il dominio delle energie creative che pervadono la natura e la mente umana. Essa comprende una parte pratica, basata su una dettagliata conoscenza della materia e dei suoi elementi ed un percorso di tipo iniziatico, espresso metaforicamente attraverso il mito della trasmutazione dei metalli vili in oro e l’ottenimento della Pietra Filosofale attraverso la sintesi alchemica dell’oro. Le origini dell’arte vengono fatte risalire ad alcune figure leggendarie delle principali tradizioni esoteriche e religiose quali Adamo, Mose’, Salomone, Ermete Trismegisto e molti altri. Dal punto di vista pratico l’alchimia ha contribuito alla scoperta delle leggi che regolano la composizione delle sostanze. A livello teorico, essa si configura come una forma di sapere universale, basato sul principio dell’armonia degli opposti (concordia oppositorum), che dona all’iniziato la possibilità di integrare armoniosamente tutti gli aspetti dell’esistenza umana. Il principio di tutto e’ la Luce, ascrivibile al Sole. Tutte le cose che non sono in luce giacciono nelle tenebre e l’alchimia e’ quella scienza che ha il compito di vincere l’oscurità. La contrapposizione tra luce e ombra e’ utilizzata dagli alchimisti come metafora del magistero e come immagine della polarita’ tra i principi energetici che regolano l’universo. La luce coincide con l’energia vivificante e creatrice, il soffio spirituale che infonde nei corpi la perfezione e consente di portare a compimento l’opera ermetica. Le tenebre designano lo stato delle sostanze non ancora sottoposte al processo di purificazione, oppure la materia primordiale informe e caotica dalla quale Dio ha tratto il cosmo. L’alchimia quindi, e’ un percorso di elevazione spirituale che si realizza attraverso tappe ben precise (ad esempio lo studio dell’arte e dei classici, il magistero) e si conclude con la presa di coscienza dell’armonia degli opposti (maschile e femminile, luce e ombra, sole e luna, bianco e nero) e la corrispondenza tra le diverse dimensioni del reale (cielo/spirito, aria/psiche, terra/corpo). Il sole e’ il vitalizzatore essenziale, il padre di una fecondita’ generosa. Senza di lui non esisteremmo. Il suo influsso e’ dunque l’immagine stessa della vita, l’influsso espansivo. Esso da’ equilibrio, salute, floridezza. Glorifica, fortifica. E’ il principio attivo, autonomo, caldo e bruciante come il fuoco. La virtu’ del Fuoco non consiste solo nel fondere i metalli, ma pure nel fatto che rende i corpi fluidi e li riduce a materia vetrosa. Nel simbolismo ermetico, il sole si riferisce all’oro, si riferisce pure allo zolfo e al mercurio, i due principi costitutivi, non solo dei metalli, ma di tutti i corpi. E’ la penetrazione della scintilla divina, rappresentata dal Fuoco, che va ad animare la materia vergine originale. Quando si parla di operazioni sui metalli e’ lecito trasporre su tutti i piani dell’essere. Si seguivano, senza forzatura, pratiche mediche alchemiche che correvano punto per punto parallele alle operazioni di trasmutazione metallica. I testi medici alchemici e quelli alchemici metallici sono trasponibili gli uni negli altri. Questi testi insegnano che, come si purifica un metallo da ogni mistura nella prima fase della trasmutazione, cosi’ si correggono i corpi umani con rette pozioni. Come in seguito il metallo puro si calcina, o si disseccano le calci nelle fornaci, cosi’ si purga e si fa sudare il paziente per calcinare ogni umore. Dopo di che il corpo umano e’ puro, come il metallo alla stessa fase. Con la pietra metallica si puo’ ormai fare la proiezione, essa infatti ha virtu’ diffusiva, purifica gli altri corpi. Cosi’ il corpo umano fissato potra’ ricevere la proiezione che gli conviene. Tutto e’ armonico nella cura dei metalli e dei corpi, e le due terapie in ultimo coincidono. Come si amalgamano, scindono, ricompongono i metalli, e come essi si estenuano sublimandoli, cosi’ si plasma la psiche con il retto regime del fuoco. Nei testi indu’ la luce, realta’ suprema, e’ detta triplice perche’ contiene in potenza innanzitutto la meraviglia, la sorpresa che essa suscita nell’uomo, quindi la conoscenza che l’uomo ottiene contemplandola, infine la beatitudine. La luce e’ preceduta dal suono. Quando un metallo o un sasso emettono una nota, a mano a mano che la vibrazione svanisce, s’innalza una serie di note armoniche: alla prima risponde la sua replica, segue quindi una terza nota e via via prolifica la serie secondo intervalli che sono la base di ogni armonia, conoscenza, beatitudine. I testi alchemici ci insegnano a udire in questo modellino sonoro della creazione la teologia trinitaria. Il Figlio unigenito, consunstanziale al Padre e’ la stessa nota iniziale e generatrice, e la generatrice ne riceve colore, splendore, gloria echeggiando in essa. Dopo un intervallo suona la terza nota che procede dalle prime due come Spirito vivificante. Percio’ nel Principio era il Verbo, e il Verbo era in Dio, ed era Dio, e tutto cio’ che fu fatto, tutte le note generatrici, fu fatto per opera di Lui, nel quale e’ la vita. Dalla Trinita’ procedono tutte le triadi, poiche’ Dio tutto fece con peso, numero e misura. Col peso, ovvero con l’impulso al movimento, col tempo o successione numerabile generata dal movimento, e con lo spazio misurabile che lo accoglie e lo fissa. Architetti e operai copiano Dio, il quale crea secondo numero, peso e misura. Ogni detentore dell’arte trapassa dall’idea pura all’incarnazione nel tempo e poi nello spazio, come Dio suscita il suono luminoso, lo scandisce nel tempo e nel rapporto di luce e tenebra, quindi lo manifesta in visibili proporzioni. La figura di Dio Architetto, signore e creatore del cosmo (l’universo ordinato secondo una scansione tradizionale e geometrica), viene utilizzata dagli alchimisti come immagine emblematica per indicare il ruolo del maestro, colui che ha compiuto la grande opera e ha conquistato la pietra filosofale: il simbolo della dimensione divina celata all’interno della natura umana, riscattata e resa operante grazie alla rinuncia dell’egoismo individuale e al distacco delle passioni terrene. Numero, peso e misura sono zolfo, mercurio e sale, poiche’ lo zolfo sostanzia il corpo, il mercurio vi infonde una specifica virtu’, il sale dona compattezza e unita’. E l’anima con le sue tre potenze, intelligenza, memoria e volonta’, porge lume al corpo, cui e’ legata dallo spirito, che e’ aereo e fa da tramite percio’ alla luce dell’anima. Tre sono gli attributi di Dio : verita’, bellezza, bonta’, e per intenderli si invitava a contemplare il sole che esiste in verita’ come una sfera, un disco ai nostri occhi, spande la sua bella luce e irraggia il suo buon calore. Del pari l’uomo ha uno spirito, un animo e un’anima, cui si addicono rispettivamente, fede, speranza, carita’, destinate a trasformarsi, se ben esercitate, in sapienza, forza e bellezza. A parte i metalli, di ogni corpo che annoveri la natura si puo’ fare il distillato, l’essenza o anima o Mercurio, la fresca umidita’ lunare che quel corpo ha catturato. Si puo’ estrarre l’olio o Zolfo che ne e’ lo spirito caldo e solare, se ne puo’ infine calcinare il residuo corporeo, la sostanza vitale o Sale che ne e’ la materialita’ penetrante, pura, mordente. Si stabilisce cosi’ il grado di ciascuna parte e la formula cosi’ ricavata descriverà la forma della creatura minerale o vegetale o animale. Eppure nel mondo non esiste soltanto l’ordinata subordinazione ai tre (o piu’) archetipi, ma anche il desiderio di diventare l’Origine stessa degli archetipi, abolendo ogni distanza, di ottenere una cosa e sensibile e divina: l’archetipo degli archetipi, come realta’ sensibile fra le realtà sensibili. Che senso ha la lenta faticosa approssimazione all’archetipo se non si spera di diventare l’archetipo? Che senso ha Dio se non si incarna? Queste domande, portate nel mondo minerale, generano l’idea della pietra filosofale. Che cos’e’ una pietra? La meditazione puo’ produrre lunghe risposte. All’inizio fu la pietra, che era l’Uno. Se ne staccarono la diade, cioe’ la vibrazione, quindi la triade, la quaternita’ degli elementi, e via elencando. E’ la pietra dunque il circolo in cui tutto e’ racchiuso. Nel VII secolo un alchimista bizantino scrisse che nella pietra sono i quattro elementi e i quattro intervalli della musica. La pietra o gemma e’ il punto di mediazione, il collo di clessidra fra gli archetipi o energie spirituali ed il mondo visibile. Cosi’ il germe o gemma della pianta e’ il trapasso dell’idea vegetale invisibile alla pianta concreta. Dodici sono le pietre secondo l’alchimia araba, perche’ dodici (4 x 3) e’ il numero della totalita’ della manifestazione divina. Dalle dodici pietre estrarre l’unica, filosofale, semplice, ridotta al principio comune a tutte, era come revocare la molteplicita’ del cosmo all’unita’ dell’origine. Nei trattati alchemici si sostiene che la pietra filosofale era fatta di oro e l’arte consisteva nel mettere a punto e perfezionare il processo per ottenerla. La pietra non e’ altro che oro ridotto al massimo grado di purezza e sottile fissazione, questo nostro oro, alla fine non piu’ volgare, e’ il fine, lo scopo ultimo della natura, la pietra grezza infine sgrossata e livellata. Giacobbe raccolse le dodici pietre per farsene un giaciglio, ma esse si riunirono in una sola: il tempo divenne un infinito presente, un morbido cuscino. Su di esso i sensi di Giacobbe dormirono, egli vide allora la scala al cielo. La sua testa era adagiata sulla pietra filosofale: sulla pietra di fondazione del mondo, che nel microcosmo e’ il coccige, base della colonna vertebrale che e’ la scala al cielo. Giacobbe vede la scala al cielo e, in cima, la porta: “Io sono la porta”, dice il Cristo. Questa simbologia sara’ anche cristiana: in basso e’ la pietra di fondamento, in alto il Cristo, pietra di volta sospesa nell’aria, i cristiani sono le singole pietre del tempio mai compiuto fra le due pietre cardinali. Le pietre fatidiche e filosofali bibliche sono il Cristo e sono occhi sul trascendente e sono pani sacri. “Il Dio emerge dalla pietra”, si rivelava nella religione di Mitra, gli antichi Egizi scrissero sulle pietre dei templi “Presentiamo al Re il pane bianco che dona la vita – Egli dona l’oro della ricompensa, la bocca ne gioisce”, lo ripetono anche i cristiani. Salire al cielo o scendere dentro una pietra spaccata sono metafore equivalenti. La pietra e’ il firmamento, di quella pietra siamo sassi staccati e quella pietra e’ Abramo e Cristo. Esaltarsi alla pietra e’ passare dalla legge alla fede. La pietra filosofale, quindi, e’ la divina essenza : la ragione di tutto nel macrocosmo, e nel microcosmo e’ il contentamento di ciascuna condizione di tempo e dispregiamento delle cose terrene. Questa trasmutazione, questa metamorfosi della pietra e dei suoi effetti corrisponde al buon uso che l’iniziato ha nelle fasi della costruzione della sua opera interiore.

F.R.