CAUDA PAVONIS

Ciò che impedisce agli uomini di vedere e udire Dio è il loro udito, la loro vista, la loro volontà. Con la loro propria volontà essi si separano dalla volontà di Dio. Vedono e sentono con i propri desideri, i quali impediscono loro di vedere e sentire Dio. Cose terrestri e materiali li tengono all’oscuro e non riescono a vedere al di là della loro natura umana. Se stessero fermi, desistessero dal pensare e dal sentire con i propri egoismi, se vincessero la loro volontà, entrassero in uno stato di abbandono, in una divina unione con Cristo che vede Dio, ode Dio e parla con Lui, che conosce il mondo e la volontà di Dio, allora l’eterno udire, vedere e parlare sarebbe loro rivelato Jacob Boehme (1575-1624)
La “Cauda Pavonis’, la coda del pavone, o il pavone stesso, simboleggia una fase in cui appaiono molti colori. La maggior parte degli alchimisti collocano questa fase prima dell’Albedo, la bianchezza. Solo pochi la situano dopo. Gerhard Dorn (XVI secolo) ebbe a dire: “Questo uccello vola durante la notte senza ali. Alla prima rugiada del cielo, dopo un ininterrotto processo di cottura, ascendendo e discendendo, dapprima prende la forma di una testa di corvo, poi di una coda di pavone; le sue piume diventano bianchissime e profumate, e finalmente diviene rosso fuoco, mostrando il suo carattere focoso”. I colori si riferiscono ai tre stadi della Grande Opera, con la Rubedo, o rossezza, per ultima. Il simbolo della coda del pavone fu scelto a causa dei suoi tanti colori e dei brillanti “occhi”. Si narra che originariamente questi fossero gli occhi del greco Argus, il cui nome significa “colui che vede tutto”. Argus era un gigante fortissimo con cento occhi. In ogni momento cinquanta di essi erano aperti e cinquanta dormivano. Fu decapitato da Hermes. Hera, la dea madre, pose i suoi occhi sulla coda del suo uccello preferito, il pavone.La fase dei tanti colori era anche simboleggiata dall’arcobaleno, o dalla dea dell’arcobaleno, Iris, la messaggera degli dei, che in particolare faceva da tramite tra Zeus e i mortali. Nella Grande Opera la coda di pavone può avere due significati. Può essere la raccolta e la totalità di tutti i colori nella luce bianca. Ricordiamo che la luce bianca si riferisce al secondo stadio, l’Albedo, o bianchezza. In questo senso, in tempi antichi, il pavone era considerato un uccello reale e corrispondeva alla fenice. Il secondo significato è che rappresenti il fallimento del processo alchemico. Secondo un testo cinese sugli esercizi yoga, quando il conscio penetra l’inconscio “ogni parte di un pensiero può prendere forma e diventare visibile in colore e aspetto”. Si inizia vedendo tanti tipi di forme che sembrano reali e paiono avere una vita autonoma. Ma non si può indagare perché; porta al disaccordo della mente e addirittura alla schizofrenia. L’alchimista cerca l’unità, espressa dalla luce bianca. è noto che durante la meditazione possono verificarsi sentimenti di esaltazione e osservazioni inusuali. In sostanza vi sono due tipi di osservazioni. La prima tenta di rifuggire la disciplina della meditazione, cosa che i praticanti Zen chiamano makyo. Makyo è costituito dalle illusioni che proiettiamo sulla realtà allo scopo di evadere dalle linee guida della meditazione. Ad esempio, l’oggetto della meditazione comincia a irradiare meravigliose luci e colori, o si espande e contrae ritmicamente. Ci si comincia a sentire più; leggeri o più; pesanti, o si sentono energie piacevoli passare nel corpo. Possono verificarsi tutti i tipi di sensazioni. Molti meditatori vengono facilmente distratti da questi fenomeni e addirittura se ne interessano molto, trascurando così; il vero scopo della loro meditazione. Di questo è necessario essere consapevoli. Una seconda causa di distrazione è un cambio di coscienza in cui guardiamo il mondo in un modo diverso da come facevamo in passato. Può essere uno shock che riverbera a livello psichico o fisico. I sentimenti coinvolti possono essere davvero meravigliosi, ma il consiglio è: goditeli, non prenderli sul serio e continua a meditare. Anche le visioni distraggono. Molti saggi e mistici hanno segnalato questo tipo di pericolo. “Non dovremmo desiderare o aspettarci delle visioni. Con tutte le nostre forze dovremmo astenercene e sospettare di loro; (Ignazio da Loyola). Essi sottolineano che visioni di luce, di angeli, sì;, anche di grandi maestri, dovrebbero essere trascurate, poiché; bloccano il progresso interiore.